In vista della pubblicazione del nostro semestrale «La Casa», abbiamo voluto approfondire la conoscenza con il nuovo Presidente della Regione Emilia-Romagna Michele De Pascale e capire come si sta muovendo l’Unione Europea sul tema della casa attraverso le parole dell’Eurodeputata Irene Tinagli, Presidente della Commissione speciale sulla crisi abitativa in Europa.

Sulla versione del giornale in uscita a giugno troverete due sintesi delle interviste realizzate, mentre di seguito le pubblichiamo nella loro versione completa.

Buona lettura!

 

POLITICHE ABITATIVE, GREEN DEAL, COOPERAZIONE, SVILUPPO DEI TERRITORI E SANITÀ: INCONTRO CON IL PRESIDENTE DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA MICHELE DE PASCALE

 

Presidente, nel suo programma di mandato ha accennato all’importanza del diritto alla casa e alla rigenerazione urbana: quali sono le soluzioni possibili per conciliare il diritto alla casa e il fatto che sempre più persone anche in una regione tra le più ricche faticano ad averne una? E quali strategie sta attuando per promuovere la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente? 

In questo momento la tensione abitativa è altissima, c’è un problema molto forte sulle città capoluogo in particolare quelle a maggiore presenza universitaria, ma la criticità si sta diffondendo anche nelle città medie.

Vanno messi in campo tutti gli strumenti a disposizione: attualmente la crisi più grande è quella legata all’affitto, rispetto al quale è necessario agire sul fondo dedicato, che intendiamo rifinanziare sostituendoci il Governo che invece lo ha tagliato; poi stiamo lavorando con il Ministero dell’Università e della Ricerca per imprimere un’accelerazione su tutto quello che riguarda l’edilizia universitaria.

Vogliamo poi agire anche su correttivi sulla legge urbanistica, per rendere più attrattiva la rigenerazione urbana. E intendiamo intervenire anche con forme innovative di residenza sociale, rispetto alle quali esistono già esperienze interessanti che rappresentano motivo di ispirazione.

 

Inquinamento/vs sostenibilità: il green deal è un peso o un’opportunità?

Il Green deal è un dovere etico e morale rispetto alla tutela della salute delle persone e ai diritti delle nuove generazioni.

Ma perché il Green deal sia sostenibile va costruito in maniera tale che, da una parte non faccia perdere competitività al nostro sistema delle imprese – soprattutto in uno scenario internazionale così preoccupante – quindi i settori industriali della ceramica, dell’automotive, della chimica e del vetro, essenziali per questa regione, vanno difesi e non possono essere penalizzati; all’altra parte la transizione ecologica ed energetica non può addossare i propri costi sulle fasce sociali più deboli, ma deve essere accompagnata da investimenti pubblici e incentivi tali per cui il peso della transizione non si scarichi soprattutto sulle fasce sociali più deboli.

 

Pensa che la cooperazione di abitazione, nelle sue due forme a proprietà divisa e indivisa, possa svolgere un ruolo rilevante nella salvaguardia del diritto alla casa, e nelle nuove politiche green?

Sì, assolutamente. Innanzitutto la cooperazione in sé e per sé è uno strumento fondamentale per il raggiungimento di qualsiasi obiettivo.

L’intergenerazionalità, la partecipazione e il rinvestimento degli utili sono tre elementi centrali della cooperazione; in particolare la cooperazione di abitazione può essere uno strumento molto interessante anche nel nostro tempo per affrontare il tema del diritto all’abitare e nel garantire che incentivi e sostegni vadano a supportare il diritto delle famiglie a una casa dignitosa e non la speculazione edilizia.

 

Lei è romagnolo, quindi “uomo di mare”, ma ha anche passato le sue prime giornate libere da Presidente sul Cimone. Come tenere unita una Regione che ha mari e montagne, pianura, città, industre, agricoltura…?

L’Emilia-Romagna è una regione composita che sta insieme per amore e per volontà, non per obbligo.

È una regione molto giovane che è nata dopo l’Unità d’Italia, anche da territori che avevano storie molto diverse fra di loro, ma che è unita da due grandi valori: il lavoro, inteso come laboriosità e senso del sacrificio, e la solidarietà, cioè il principio per cui, dal Cimone alla Riviera, non si può stare bene da soli.

Poggiando su questi due valori questa regione non solo sta insieme, ma aiuta anche a tenere insieme il Paese.

 

Nel suo programma, ha sottolineato l’importanza di difendere e potenziare la sanità pubblica. Quali sono le principali sfide che la Regione sta affrontando in questo settore e quali misure concrete intende adottare per migliorare i servizi sanitari? Servono più ospedali, più medici o più soldi? 

Indiscutibilmente servono maggiori risorse, perché il Sistema sanitario nazionale è sottofinanziato e la cosa più grave è che il Governo lo nega. La Regione Emilia-Romagna ha fatto la scelta coraggiosa di destinare risorse proprie e straordinarie al finanziamento del Sistema sanitario.

Con la revisione dei corsi di laurea avremo nei prossimi anni più medici, mentre non possiamo dire la stessa cosa rispetto a infermieri e professioni sanitarie; serve dunque un grande investimento sulla retribuzione, sulla crescita professionale e anche sul riconoscimento sociale di queste professionalità.

Poi abbiamo bisogno di una grande stagione di appropriatezza nelle cure e negli investimenti e in prevenzione. In tutto questo, anche l’innovazione digitale e tecnologica e l’intelligenza artificiale, ci possono offrire un grande aiuto.

Michele De Pascale, Presidente della Regione Emilia-Romagna

CASA, NUOVA PRIORITÀ EUROPEA: Intervista all’Eurodeputata Irene Tinagli, Presidente della Commissione speciale sulla crisi abitativa in Europa

 

Quali sono le principali sfide in Europa sul fronte delle politiche abitative?

La crisi abitativa in Europa è il risultato di dinamiche complesse sviluppatesi nel tempo, ma che hanno visto un’accelerazione dopo il periodo del Covid, diventando un problema profondissimo in tutta Europa.

I dati ci dicono che oltre il 10% dei cittadini europei spende più del 40% del proprio reddito per l’affitto. Dal 2010, gli affitti sono aumentati del 25% e i prezzi delle case del 50%. E dietro a questi dati medi aggregati si nascono realtà variegate, città in cui la situazione è molto peggiore di così.

Siamo giunti ad una situazione in cui il mercato immobiliare non risponde più alla funzione tradizionale e primaria di offrire una residenza ai cittadini, ma è orientato a soddisfare domande diverse: la casa come bene di investimento, come alloggio turistico, universitario…

Lo stesso stock di case deve soddisfare domande diverse, che entrano in competizione tra loro spingendo i prezzi al rialzo e rendendo l’abitare in certe città sempre più inaccessibile per chi in quelle città deve vivere e lavorare.

 

In molte città europee, gli affitti sono diventati insostenibili; in generale, per molti giovani in Europa è sempre più difficile permettersi una casa, sia in affitto che in acquisto. Che ruolo può avere l’UE per calmierare i prezzi? E quali strumenti può mettere in campo per aiutare nello specifico i giovani?

Le politiche abitative sono una competenza dei governi nazionali, in molti casi condivise con regioni e amministrazioni locali, ma l’Unione Europea può comunque giocare un ruolo fondamentale nel promuovere e supportare politiche per la casa più eque e sostenibili.

Sia mettendo a disposizione risorse utilizzabili per contributi o garanzie per prestiti agevolati (per esmepio solo nel 2022, la Banca Europea per gli investimenti ha mobilitato oltre 1,5 miliardi di euro in progetti legati all’abitare, contribuendo in diversi Paesi a realizzare case a basso impatto ambientale e affitti calmierati), sia definendo un quadro regolatorio più chiaro ed omogeneo che possa agevolare gli investimenti, sia attraverso un percorso di analisi e condivisione di buone pratiche che potrebbero essere replicate per massimizzare i risultati.

Anche solo il fatto di aver acceso un faro su un problema che negli ultimi anni è stato spesso ignorato o sottovalutato da molti Paesi, incluso l’Italia, è un dato positivo.

 

Ci sono modelli virtuosi in Europa che potrebbero essere replicati in altri Paesi?

Alcune città europee hanno adottato modelli abitativi innovativi e solidali che potrebbero offrire spunti preziosi anche per altri contesti.

Vienna è citata come esempio virtuoso: circa il 60% dei suoi abitanti vive in case popolari o sovvenzionate. Il Comune mantiene il controllo su prezzi e qualità, evitando che il mercato privato detti completamente le regole.

Anche Barcellona ha avviato politiche per frenare gli effetti della speculazione immobiliare: i nuovi progetti residenziali devono destinare almeno il 30% degli alloggi a prezzi calmierati. Nei Paesi Bassi si è investito molto in cooperative abitative e soluzioni per studenti.

La Finlandia è nota per il modello “Housing First”, secondo cui offrire una casa stabile è il punto di partenza per aiutare i senzatetto a reintegrarsi socialmente.

Questo ha portato a una riduzione della popolazione senza fissa dimora: tra il 2008 e il 2022, il numero dei senzatetto è diminuito di oltre il 50%.

 

Il lavoro precario e i salari bassi rendono difficile per i giovani ottenere un mutuo. C’è spazio per iniziative europee che facilitino l’accesso al credito per la prima casa?

Il lavoro precario rende difficile accedere a un mutuo, soprattutto per i giovani con contratti atipici.

L’Unione Europea potrebbe agire in vari modi: sostenendo fondi di garanzia europei per ridurre il rischio per le banche, incentivando mutui a tasso agevolato per under 35 o lavoratori instabili, e promuovendo iniziative in partenariato pubblico-private, in cui enti locali acquistano o riqualificano immobili e li rivendono ai giovani a prezzi calmierati o con formule di acquisto agevolato.

 

Stanno emergendo modelli come il co-housing e il co-living, soprattutto tra i giovani. L’UE potrebbe incentivare queste soluzioni abitative alternative?

L’UE può favorire nuove forme di abitare sostenibile e collaborativo finanziando progetti pilota attraverso programmi come Horizon Europe.

Può inoltre incentivare la nascita di cooperative giovanili per la gestione condivisa degli spazi, promuovendo modelli abitativi più inclusivi. Infine, potrebbe elaborare linee guida europee per regolamentare e sostenere queste soluzioni, rafforzandone la diffusione a livello locale in un modello di partenariato pubblico-privato.

Questo alloggio è riservato alla locazione previa domanda di iscrizione al Bando, che verrà aperto nel dicembre 2025.
Seguiranno maggiori informazioni.