Intervista a Lauro Lugli, in qualità di presidente di Legacoop Modena, pubblicata sul Resto del Carlino, edizione di Modena, sabato 16 gennaio 2016.
di DAVIDE MISERENDINO
UN PIANO per chi cerca casa. Un impegno serio per l’ambiente. «E, per noi, la grande sfida della fusione con Ferrara». Lauro Lugli, presidente di Legacoop Modena, mette in fila una dopo l’altra le grandi ‘partite’ del 2016, raccogliendo l’invito fatto all’inizio dell’anno dal nostro giornale.
Lugli, la sfida più grande?
«Sicuramente un aspetto dirimente è quello dell’area vasta. Il governo sta disegnando nuovi confini, e quindi cambia il ragionamento su temi fondamentali come la mobilità».
Per esempio?
«Be’, la Cispadana in questa prospettiva è un asse fondamentale per il nostro territorio. È indispensabile anche per aiutare l’area del cratere. Rispetto alla bretella Campogalliano-Sassuolo, il collegamento dell’A22 con lo scalo di Marzaglia è imprescindibile».
E le polemiche?
«Credo che se su questi progetti si accelerasse succederebbe la stessa cosa che abbiamo visto in piazza Roma. Gli scettici si convincerebbero: sono opere importanti».
In città ci sono tanti progetti ‘interrotti’: penso al Sant’Agostino o all’ex Amcm. Che fare?
«Bisogna dare un ‘giro di chiave’. All’ex Amcm, ad esempio, ci sono tutte le condizioni perché si parta con un rapporto tra pubblico e privato. Ma c’è un’altra area a cui tengo molto e di cui vorrei parlare: l’ex Mercato bestiame. C’era un percorso che prevedeva scelte urbanistiche che poi, purtroppo, non sono state fatte. Si immaginavano un boulevard centrale con piscine e palestre. E il teleriscaldamento attaccandosi alla terza linea dell’inceneritore. Oggi è tutta lettera morta. Peccato perché ci sarà il centro commerciale all’ex consorzio agrario, la Coop riqualificherà il supermercato Canaletto, ci sono le nuove Marconi e la palazzina Pucci… Credo sia giusto investire in quell’area anche per un fatto di equilibrio residenziale: prima si investiva sempre a sud».
Come si concilia il concetto di ‘saldo zero’ con le nuove costruzioni?
«Voglio precisare che saldo zero non significa non costruire più. Significa mantenere un equilibrio tra quello che tolgo e quello che metto. Ci sono tante cose che potrebbero essere demolite e ricostruite, penso ad esempio al quartiere Madonnina».
Non ci sono grandi piani di questo tipo oggi, vero?
«La progettazione urbanistica manca da tempo, e andrebbe fatta. Ma non utilizzando i Psc, che sono procedure estremamente lunghe e una volta approvati sono già vecchi. Ci vorrebbero strumenti più snelli, perché oggi il mondo va più veloce».
Case per le coppie giovani e, più in generale, per chi non ce l’ha. Da un po’ di tempo se ne parla meno.
«Già. Credo che abbandonare i Peep sia stato davvero demenziale. È il veicolo che qui, per tanti anni, ha dato casa ai non abbienti: coi PEEP abbiamo fatto scuola. Quelli di Abitcoop, di cui sono presidente, sono andati letteralmente a ruba: mi ricordo che nel 2003 pagavi l’abitazione 1.100 Euro al metro, tre anni fa 1.600. Oggi non esiste più nulla del genere».
Ma si parla tantissimo di riqualificazione.
«Vero, e io sono d’accordo. È giusto. Mettiamoci in testa però che una casa ristrutturata costa il 20/30% in più di una nuova».
Ambiente: l’allarme suona sempre più forte.
«Vorrei fare presente una cosa: noi stiamo avvelenando l’aria coi caminetti piuttosto che con le auto. Le emissioni da residenziale sono in continua crescita, non dimentichiamolo».
Capitolo legalità. Dopo il 2015 per voi coop questa è una sfida cruciale.
«È vero, è stato un anno terribile. Però abbiamo messo in chiaro una cosa: nelle coop ci vuole partecipazione. Come diceva il nostro Ivano Barberini: ‘Scegli i migliori e controllali come se fossero i peggiori’».
E poi c’è la sfida della fusione con Ferrara…
«Già, contiamo di farcela entro febbraio. Si chiamerà Legacoop Estense».