Post di Luca Lombroso n.14 | 10 settembre 2015
C’eravamo lasciati, a giugno, con il post “estati ieri, oggi domani: quando il caldo fa 40” che si concludeva con questa frase, sotto a una figura che rappresentava l’anomalia di temperatura della terribile e temuta estate 2003: L’incredibile anomalia termica dell’estate 2003 in Europa, ritenuta fino a quel momento “evento impossibile”.
Ebbene, con alcune differenze, l’evento impossibile si è, sostanzialmente, ripetuto, come tutti ci siamo accorti. L’estate nel suo complesso è risultata, per Modena, la 3° più calda, superata solo da quelle del 2012 e appunto del 2003. Ma il mese di luglio ha addirittura uguagliato, come “mese più caldo di sempre” proprio l’agosto 2003, che fu il mese culmine di quella lunga e rovente estate. I dati di Modena provengono dal Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari”, ma sono confermati, come quadro regionale e del nord Italia, anche da altre stazioni come si può leggere nel dettagliato resoconto della Società Meteorologica Italiana.
Addirittura, a Bolzano e a Torino il mese di luglio 2015 ha battuto di ben un grado l’agosto 2003.
Abbiamo, credetemi veramente, vissuto un’estate più consona al clima di Tripoli, o di Siviglia, o de Il Cairo o di Calcutta, per fare alcuni esempi. Addirittura, in alcune giornate a Modena le temperature sono state superiori che a Luxor!
Un’estate rovente ma secca, con scarse precipitazioni ma in cui non sono mancati violenti temporali, perfino tornado degni delle pianure americane come a Venezia. Per quanto riguarda il nostro territorio, proprio pochi giorni fa si è scatenata una vera tempesta di grandine nella bassa pianura, e oltre ad ingenti danni alle colture agricole ha causato problemi anche ad alcuni edifici recentemente ristrutturati o ricostruiti dopo il terremoto.
Al di là dei dati meteoclimatici e delle cronache, tutto questo merita una riflessione.

Le nostre case, i nostri edifici commerciali, residenziali, di servizi e industriali non sono dimensionati a quanto sta succedendo. Fino a pochi anni fa le estati avevano si alcuni giorni caldi, ma la “canicola” era limitata al classico periodo di fine luglio-inizio agosto. E i temporali violenti avvenivano si, ma meno frequentemente di oggi.
Del resto, chi viaggia lo ha visto, gli edifici e l’architettura sono ben diverse a Modena dalle località che ho citato. Inoltre, non illudiamoci che per convivere col caldo basti il condizionatore. I problemi al riguardo sono molteplici, si va dai costi dei consumi elettrici al sovraccarico delle reti, col rischio di black out che del resto nelle giornate più calde si sono verificati in alcune zone d’Italia. Non basta nemmeno il fotovoltaico, nelle giornate più calde infatti il mio impianto da 3 kW di picco di cui già vi ho parlato non produceva a sufficienza per coprire i consumi del raffrescamento di sala e camera da letto!
Inoltre, il condizionatore, oltre a consumare energia “scarica” aria calda nell’ambiente esterno, finché ciò avviene sui tetti o ai piani più alti ciò è poco avvertibile direttamente (ma, in parte, concorre a creare l’isola di calore urbana), quando però il modulo esterno si trova in vicinanza delle strade o delle vie pubbliche, o in porticati, forse ve ne siete accorti, il calore espulso è chiaramente avvertibile e si chiama proprio, in inglese, “waste heat”, “rifiuto di calore”.
È dunque necessario intervenire in modo diverso, vi accenno dunque, senza entrare nei particolari, a un intervento importante, fortemente consigliabile in caso di ristrutturazione di case esistenti, e ritengo indispensabile nella scelta del nuovo: il cappotto. Non quello che indossiamo noi in inverno, bensì quello che fa da rivestimento all’involucro degli edifici.
I vantaggi sono molteplici, un buon cappotto, progettato adeguatamente e posato con cura evitando per esempio i “ponti termici” riduce il consumo di riscaldamento d’inverno e quello di raffrescamento estivo, con un notevole risparmio sul portafoglio per le bollette dei nostri consumi, con benefici ambientali alla qualità dell’aria, di minor dipendenza dai combustibili fossili nonché in termini di emissioni di gas serra. A ciò aggiungo, per le ristrutturazioni, il risparmio fiscale attualmente del 65% della spesa spalmato su 10 anni. Non ultimo, intervenire sul miglioramento del patrimonio edilizio crea lavoro ed economia locale.
Non mi addentro oltre perché non è il mio campo, e vi lascio a due interessanti video di approfondimento, nell’ambito delle “Pillole per la transizione energetica” promosse da ANCI Emilia Romagna e Transition italia.