Post di Luca Lombroso n.1 | 9 ottobre 2014

Come abbiamo visto, l’effetto serra non è svanito. Altrettanto, il global warming resta inequivocabile e i cambiamenti climatici sono una realtà con cui fare i conti. Dovrebbe essere scontato, ma val la pena di ribadirlo. Nel frattempo, l’autunno tarda, approfittiamo dunque di uno dei pochi effetti positivi di questi cambiamenti per ritardare l’accensione del riscaldamento domestico: ci pensa già quello globale!

Sono passati pochi anni da quando ho realizzato il set di filmati “quattro passi nel clima” ma di acqua sotto i ponti, ahinoi spesso sotto forma di alluvioni impetuose, e di CO2 da ciminiere, camini e tubi di scappamento ne è uscita veramente tanta! Il clima sta cambiando sotto i miei stessi occhi così velocemente che non riesco a tenere aggiornati i dati di ciò che scrivo o, appunto, racconto nei miei stessi video.

Naturalmente, l’ossatura generale del discorso non cambia, il clima nella lunga storia della terra è sempre cambiato per fattori naturali, come i cicli astronomici o effetti geologici quali le eruzioni dei vulcani, ma nessuno di questi riesce a giustificare la rapidità dei cambiamenti in corso oggi. Le emissioni di anidride carbonica dei vulcani, per fare un esempio, sono minime, meno di un millesimo, rispetto a quelle umane mentre nel frattempo, se nel video sui cambiamenti climatici parlavo di concentrazione di CO2 in atmosfera a 384 ppm, abbiamo già sfondato la soglia, per così dire psicologica, di 400 ppm. Ricordo che nell’ultimo milione di anni l’oscillazione naturale è stata fra le 190 ppm delle era glaciali e 290 ppm delle ere interglaciali, mentre per trovare un valore simile a quello di oggi dobbiamo risalire a circa 2,5 milioni di anni fa, quando non esisteva l’homo sapiens bensì l’Australopithecus Garhi mentre la pianura Padana, a quel tempo, era un grande mare paludoso, con l’Adriatico che arrivava quasi a Milano! Insomma, abbiamo modificato la composizione chimica a livelli tali che nessun essere umano ha mai vissuto con un’atmosfera simile a oggi, e la prima conseguenza, è il riscaldamento del pianeta terra, ormai considerato virtualmente certo dall’IPCC, la commissione intergovernativa sui cambiamenti climatici. Nei 10 anni più caldi di cui parlo nel video, aggiornati al 2007, sono entrati quasi tutti gli anni successivi, col 2010 che ha eguagliato il 2005 come anno più caldo e il 2014 che entrerà di prepotenza nel podio, forse nel gradino più alto, mentre le emissioni globali da combustibili fossili sono salite a 35 miliardi di tonnellate di CO2.

Sembra incredibile, considerato che tutto parte da numeri piccoli, un litro benzina produce 2.4 kg di CO2, uno di gasolio 2.6 e un metro cubo di metano ha come conseguenza l’aggiunta di 1.8 kg di anidride carbonica in atmosfera.
Dunque, siccome in questi giorni di inizio ottobre, mentre scrivo, le temperature sono miti per la stagione, con 22-23°C a Modena e nel prossimo fine settimana (11-12 ottobre) addirittura sono attese in ulteriore rialzo, con valori quasi tardo estivi, approfittiamo di uno dei pochi effetti positivi del global warming: ridurre la stagione d’uso del riscaldamento domestico. Tanto per dare qualche numero, in un appartamento classico di circa 100 m2 di classe energetica G, come la maggior parte delle case del nostro territorio, in un anno si utilizzano 1000-1500 m3 di gas metano per il riscaldamento, implicando l’emissione di 2-3 tonnellate di CO2. Anch’io vivo in una casa di questo tipo, ma con un po’ di accorgimenti e di buone pratiche ambientali negli ultimi anni ho ridotto notevolmente i miei consumi e lo scorso anno ho acceso il riscaldamento solo il 6 novembre. Ogni giorno in cui si ritarda l’accensione (o in cui, quando a fine marzo o inizio aprile arriva il caldo in anticipo, si spegne prima del termine di legge il riscaldamento) si evita l’emissione di circa 10 kg di CO2 e, non ultimo, si risparmiano 5-8 euro nella spesa per riscaldare la casa.

Dunque sfruttando a dovere i tepori tardivi autunnali o i caldi precoci primaverili possiamo  ridurre i consumi e di conseguenza emissioni e spesa della bolletta; poi, ovvio, occorrono interventi adeguati come migliorare l’isolamento o gli infitti, nonché ricorrere a fonti rinnovabili. Del resto sappiamo quanto consuma la nostra auto ed è la prima cosa che chiediamo quando ne acquistiamo una nuova. Manca ancora una cultura analoga per quanto riguarda l’abitazione, sia essa quella dove viviamo oppure una nuova casa.
Oltre appunto alle buone azioni di ognuno di noi, oggi è possibile ristrutturare o costruire abitazioni che consumano veramente poco. Con benefici per l’ambiente e per il portafoglio nonché per il rispetto degli accordi di riduzione come il Protocollo di Kyoto e il nuovo pacchetto clima energia dell’Unione Europea.
Le case e gli edifici infatti rappresentano una fetta non piccola della torta delle emissioni serra. Ne riparleremo.